Giornata della legalità
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Ecco alcuni elaborati dei nostri studenti.
Una goccia in tutta la mia tempesta (di Marta Zunino classe 2BSU)
PIAGA SOCIAL E SOCIALE (di Castellano Giorgia classe 2 BSU)
Google dice che “possiamo parlare di bullismo quando siamo di fronte ad una relazione di abuso di potere in cui avvengono dei comportamenti di prepotenza in modo ripetuto e continuato nel tempo, tra ragazzi non di pari forza, dove chi subisce non è in grado di difendersi da solo”.
Fortunatamente al giorno d’oggi questo fenomeno è meno presente, per esempio nelle scuole, forse perché gli insegnanti sono molto più attenti alle dinamiche delle classi e degli alunni, mentre é dilagante il cyberbullismo che è un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate)
Poichè il cyberbullismo si attua tramite tutti i canali social, diventa più difficile controllarlo e spesso la vittima é davvero sola in questa violenza che dilaga alla velocità di un “click” su una qualsiasi tastiera, e pertanto spetta a tutti fare molta attenzione a non essere vittime ma neanche carnefici.
A mio parere ogni volta che si ci trova di fronte a un atto di cyberbullismo/bullismo, sia che ne siamo coinvolti direttamente o ne veniamo a conoscenza, bisogna che ci facciamo forza e lo denunciamo, solo così, prima o poi, si riuscirà a debellare questa piaga social
Un grido silenzioso (di Bonelli Giulia classe 2 BSU)
Il bullismo è un argomento col quale tutti, prima o poi, ci siamo dovuti confrontare.
Ci sono dei ragazzi fragili che per combattere le proprie insicurezze devono mascherarle
dando loro un volto: quello della vittima.
Non c’è da sorprendersi se il bullismo si manifesta in azioni continue e ripetute, perché il
dolore non passa in qualche ora e nemmeno nel giro di qualche giorno e nel momento in cui il
bullo cede alle sue debolezze, cade in errore creando un problema anche nelle vittima.
Il bullo prova piacere alla visione di una sofferenza che, per una volta, non colpisce lui;
perché, secondo il bullo, lui non deve essere l’unico a meritarsi la tristezza, la rabbia, le
lacrime: c’è qualcun altro che deve soffrire insieme a lui.
Chi bullizza non è capace di chiedere aiuto e di mostrarsi debole agli occhi del mondo:
per lui è più facile tentare di cancellare tutti i propri problemi accanendosi sulla vittima,
provocando in chi è preso di mira un grido, spesso silenzioso, che diventa l’eco di tutte le
parole che non hanno mai trovato la forza di uscire, parole che nella penombra sono diventate
frecce, dalla punta affilatissima, pronte a colpire il prossimo bersaglio.